Diego Mormorio, W Garibaldo. Tre racconti garibaldini

20,00 

48 pp.; ita./ing.
copertina con bandelle 15×20 cm
ISBN 978-88-95410-07-4

Anno di pubblicazione 2007

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Descrizione

(Marsala) 7 aprile 1860 (sabato), Il primo dei tre racconti di questo libretto, narra della rivolta antiborbonica scoppiata a Marsala fra il 3 e il 4 aprile 1860, poco più di un mese prima dello sbarco dei Mille. Preoccupati di essere scavalcati dagli eventi, anche i maggiorenti partecipano alla sommossa, ma in realtà sono già pronti a tornare indietro. Il secondo racconto – (Marsala) 11 maggio 1860 (venerdì) – descrive l’arrivo dei garibaldini a Marsala. Il terzo racconto – (Salemi) Domenica 13 maggio 1860, lunedì 14 – descrive infine la partenza dei garibaldini da Marsala e il loro arrivo a Salemi, da dove il 15 maggio i Mille si avviarono alla cruciale battaglia di Calatafimi. Ventimila soldati borbonici li aspettavano in cima a una collina. Il risultato poteva sembrare scontato. Ma Garibaldi, contro ogni previsione, salì fin lassù e da lì arrivò a Palermo e fino a Napoli e il Volturno.

Diego Mormorio è autore di diversi libri di teoria, storia e critica della fotografia, fra cui Gli scrittori e la fotografia (Editori Riuniti 1989) e Un’altra lontananza (Sellerio 1997). Negli ultimi anni si è molto occupato del paesaggio, pubblicando con Federico Motta Editore Paesaggi delle Marche (2001), Vedute e paesaggi italiani del’800 (2000) e Paesaggi del ‘900 (1999, 2006). Come narratore ha pubblicato La lunga vacanza del barone Gloeden (Peliti 2002) e La regina nuda (Il Saggiatore 2006). Ha diretto la collana “Storia fotografica della società italiana” degli Editori Riuniti e per essa realizzato il volume su Il Risorgimento.
Vive a Roma e a Marsala.

“C’è l’arciprete?” domandò Gambini.
Il sacrestano sollevò la testa, tenendo in mano il panno che stava passando senza fretta sui banchi della chiesa madre.
“Oh, don Francesco, salutiamo. È di prescia?”
“Il mondo corre, caro mio.”
“Siete voi persone istruite che correte sempre. Il mondo non si muove” ribatté il sacrestano.
“Si muove, si muove” fece Gambini. “Ma, dicevamo… c’è o non c’è?”
“C’è, c’è. Sta scrivendo una lettera.”
Con i suoi due libri sotto il braccio, Gambini prese sveltamente la direzione della sacrestia, mentre il sacrestano lo guardava allontanarsi e, rimanendo fermo col panno in mano, pensava: “Questo non sembra neanche un prete”.
In realtà, al cinquantacinquenne Francesco Gambini, più che dire messe, piaceva insegnare e leggere.
Vendendoselo davanti, l’arciprete chiese: “Quale buon vento, don Francesco?”.
“Vento, ma non so se a voi sembrerà buono.”
“A voi sembra buono?” fece l’arciprete.
“A me, sì. Buonissimo.”
“Ditemi di questo vento, allora.”
“Senza girarci attorno, arciprete, ecco: i siciliani non vogliono più i Borboni.”

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