Descrizione
Schiva, ironica, consapevole del proprio talento, Elisa Montessori fa elegantemente “come se”, come se avesse già ricevuto il dovuto riconoscimento o come se ci fosse ancora tempo… Ma parallelamente, un’altra parte della sua personalità, rimasta indomita, scalpita. Ne risulta un bel contrasto che nutre in lei una vitalità creativa davvero ammirevole. Montessori va avanti, dipinge ogni giorno, si rinnova e progetta nuovi cicli di opere.
Nei mesi scorsi Elisa mi ha aperto i suoi cassetti, gli armadi, le cartelle, insomma mi lasciato guardare le “riserve” del suo passato di pittrice. Sono rimasta colpita dalla coerenza del suo lungo percorso a partire dagli anni di formazione (anni ’50 e ’60). La sua mi pare una storia atipica dell’emancipazione femminile: riguarda totalmente la libertà creativa, disinvolta e vorace, riguarda invece poco l’affermazione sociale e professionale visto che intanto lei accettava il ruolo assai discreto di moglie, di un grande matematico prima, poi di un architetto in carriera. Perciò senza l’accanimento e quelle rinunce alla vita che hanno determinato le carriere più “solide” di alcune sue coetanee, Elisa ha avuto un percorso artistico a singhiozzo, diversificato in stagioni, ma sempre assunto quasi rivendicato con lucidità, persino con una certa impertinenza. E mi è sembrato il caso di ricostruirlo, quel percorso. Dove cominciare? Elisa e io ci conosciamo da quarant’anni, inizio seventies. Nel frattempo è cambiato il mondo, il secolo, persino il millennio.
È venuto il momento di fare il punto della situazione, di sfogliare come un libro di immagini l’opus di Montessori, folto, coerente e compatto nella sua estrema lievità, avviato vent’anni prima del nostro incontro: quaranta più venti fa sessanta, dunque sessant’anni di produzione artistica.
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