Pasolini: Al Biondo Tevere

La sera del 2 novembre 1975 io e mio padre rientravamo insieme a casa. Erano ormai finite le nostre sfide di corsa in salita, a chi arrivava primo dal garage al portone di casa. Ricordo mio padre stanco, con la sua grande e pesante borsa di cuoio piena di libri e giornali. Il portiere del palazzo, Vito Fiandrini, aveva la porta del suo appartamento sempre aperta in funzione di controllo, e mentre aspettavamo l’ascensore sentimmo il TG della sera trasmettere la notizia della morte di Pasolini. Mio padre ebbe uno shock, non parlò, e a casa si mise a guardare il telegiornale in silenzio.

«Al Biondo Tevere» è l’ultimo posto dove fu visto Pasolini: ci accompagnò Pino Pelosi a mangiare un petto di pollo in un tavolino laterale, che sempre era il suo (lui aveva già cenato con Ninetto Davoli e la sua famiglia da Pommidoro a San Lorenzo). Era il ristorante preferito dello scrittore Rocco Carbone, mio grande amico, che ci veniva spesso. Una volta sul ristorante scrisse un racconto-memoria, così una volta sono andato a trovare i gestori e gli ho regalato il libro postumo di Rocco, che come il suo articolo è ancora lì in bella mostra. (Anche da Pommidoro conservano ancora, incorniciato, l’assegno con cui Pasolini pagò il conto quella sera. Nessuno certo, il giorno dopo, pensò di incassarlo.)

Subito dopo via del Porto Fluviale e il massiccio ponte della ferrovia la via Ostiense sembra assumere dei connotati diversi. A partire dalla piazza del Gazometro, la cui sagoma è netta nel cielo azzurro chiaro di questo mattino d’estate, si distende e si allarga come una strada stracittadina, quale doveva essere fino a pochi decenni fa. […]


Appena prima che la via Ostiense si sciolga, a destra, sul Lungotevere S. Paolo e giusto di fronte alla basilica omonima ci sono tre basse costruzioni. […] La grande insegna luminosa sopra il cancello di ferro battuto è fatta di tre parole: Al Biondo Tevere. È là che sono diretto. Parcheggio il motorino accanto a una piccola stazione di servizio ed entro in un largo cortile dove, a quell’ora, non c’è nessuno o quasi. Su un lato c’è una costruzione provvista di grandi finestre, dalle quali vedo due file di tavoli addossati alle pareti e all’estremità interiore un vecchio forno a legna per la pizza. Il lato più lungo dello spazio aperto, in fondo, è invece occupato da una breve scalinata che porta al piano superiore, sede di un’ampia sala. Oltre la sala e la parete interamente a vetro c’è una terrazza.

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Marco Delogu, Biondo Tevere

Pasolini – Ipotesi di raffigurazione

A cura di Marco Delogu
Testi di Andrea Cortellessa, Silvia De Laude

Fotografie di
Elisabetta Benassi, Jacopo Benassi, Plinio De Martiis, Pino Musi, Sabrina Ragucci, Giovanna Silva

Lingue: ITA/ENG (ISBN: ); ITA/SPA (ISBN: )

80 pagine; 16 fotografie in bianco e nero e 43 fotografie a colori

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